Questo prodotto non è privo di rischi e il suo utilizzo fornisce nicotina che crea dipendenza. 18+ Prodotto destinato esclusivamente a consumatori adulti di nicotina.
Pulze Home
  • map
  • user
  • shopping cart
  • menu

BLACK FRIDAY IN ARRIVO!!!

Iscriviti alla newsletter per scoprirlo in anteprima

03Giorni
:
12Ore
:
56Minuti
:
02Secondi
CREA IL TUO ACCOUNT

Legge sul fumo: cosa sapere sulla normativa italiana

È difficile immaginarlo oggi, ma fino a qualche decennio fa era assolutamente normale vedere pubblicità di sigarette sui giornali, sedersi in treno accanto a un fumatore o trovare un posacenere nella sala d’attesa di un ospedale. Grazie alla maggiore consapevolezza dei danni causati dalle sigarette, tuttavia, la legislazione ha fatto incredibili passi avanti, e oggi ogni paese europeo ha una sua legge sul fumo mirata a ridurre l’impatto del fumo e in particolare del fumo passivo nei luoghi pubblici.

L’Italia non fa eccezione: dalle prime norme sulle sigarette risalenti al 1934, fino alle ultime novità introdotte nel 2016, ecco qui un excursus su tutte le leggi antifumo dell’ultimo secolo.

1934: la prima normativa

La prima normativa sul fumo risale al 1934, quando l’Italia era ancora una monarchia e la conoscenza sui danni delle sigarette era molto limitata. Il Regio Decreto emanato in quell’anno e nominato “Testo unico delle leggi sulla protezione e l’assistenza della maternità e dell’infanzia” stabiliva, tra le varie norme, anche il divieto di vendita e somministrazione di tabacco ai minori di 16 anni, a cui veniva anche imposto il divieto di fumo in tutti i luoghi pubblici.

Pochi anni più tardi, nel 1942, la tematica del contrabbando di tabacco venne affrontata nella “Legge sul monopolio dei sali e dei tabacchi”, una questione che si sarebbe poi ripresentata in vari provvedimenti successivi mirati però a regolare la vendita dei tabacchi e non il loro consumo in ottica di salute pubblica.

Il divieto di propaganda del 1962

Vent’anni più tardi, nel 1962, c’è il primo tentativo più consistente di contrastare la diffusione dell’abitudine al tabagismo. Con la legge n. 165 viene infatti vietata la propaganda pubblicitaria di qualsiasi prodotto da fumo, nazionale ed estero, senza alcuna distinzione tra pubblicità diretta e indiretta. Nel 1983, lasciando la formulazione del divieto inalterata, vengono però aggiornate le sanzioni previste.

Nel 1975 la prima tutela per i non fumatori

La prima vera norma che tutelasse i non fumatori risale invece al 1975. La legge n. 584 dell’11 novembre, infatti, stabilisce il divieto di fumo sui mezzi di trasporto pubblico (ad eccezione delle carrozze riservate ai fumatori sui treni) e in determinati locali, tra cui le corsie degli ospedali, le aule scolastiche, le sale d’attesa delle stazioni, i locali chiusi adibiti a pubblica riunione, ma anche i cinema e le sale da ballo.

Le norme antifumo degli anni ‘90

È solo negli anni Novanta che si fa un ulteriore passo avanti grazie a una serie di provvedimenti sulla tutela dal fumo passivo e sulla limitazione alla pubblicizzazione delle sigarette, oltre che in tema di composizione ed etichettatura dei prodotti del tabacco.

È proprio in questo decennio, infatti, che diventano obbligatorie le avvertenze sui pacchi di tabacco e di sigarette riguardanti i danni del fumo alla salute. Viene vietata la pubblicità televisiva dei prodotti del tabacco, anche in forma indiretta, e viene stabilito che le sigarette non possono avere un contenuto in catrame superiore ai 12 mg.

Viene poi vietata la sponsorizzazione di programmi televisivi e offerte al pubblico da parte di persone, fisiche o giuridiche, “la cui attività principale consista nella fabbricazione o vendita di sigarette o altri prodotti del tabacco”.

Viene imposto ai datori di lavoro di limitare l’esposizione del lavoratore ad agenti cancerogeni, fumo compreso, e il divieto di fumo viene esteso ai locali destinati al ricevimento del pubblico e usati dalla pubblica amministrazione, dalle aziende pubbliche e dai privati esercenti servizi pubblici.

La legge Sirchia del 2003

Il punto di svolta arriva però grazie alla legge sul fumo del 2003, anche nota come legge Sirchia. Il provvedimento recante “Tutela della salute dei non fumatori” estende il divieto di fumo a tutti i locali chiusi, con le sole eccezioni dei locali riservati ai fumatori e degli ambiti strettamente privati, come le abitazioni civili.

Nello stesso anno, il limite di catrame nelle sigarette viene abbassato a 10 mg, e vengono introdotte nuove norme di etichettatura. Scompaiono le diciture come “mild”, “light” e tutti gli elementi figurativi che possano far pensare che alcuni prodotti siano meno nocivi di altri.

2004: niente più pubblicità e sponsorizzazioni transfrontaliere

Nel 2004 viene quindi regolamentata la pubblicità e la sponsorizzazione dei prodotti del tabacco di carattere transfrontaliero, oltre alla distribuzione gratuita dei prodotti del tabacco a scopo promozionale. Grazie a questa legge sul fumo, a partire dal 2005 i marchi di tabacco non hanno potuto sponsorizzare il Gran Premio di Formula 1 e di motociclismo d’Italia e di San Marino.

Nel 2012 si affronta il tema della vendita ai minori

Il limite di età per la vendita di sigarette e prodotti del tabacco, fermo a 16 anni fin dal 1934, viene aggiornato nel 2012 e innalzato a 18 anni. Da questo momento solo i maggiorenni possono quindi comprare sigarette e tabacco.

L’ampliamento della legge sul fumo del 2016

A partire dal 2016 sono stati emanati ulteriori provvedimenti in materia antifumo. Non è più concesso fumare in auto in presenza di minori o donne incinte, né si può fumare presso cliniche ospedaliere e centri di ricerca.

Chi getta i mozziconi per terra può incorrere in una multa, e i pacchetti da 10 sigarette vengono messi al bando. Per i pacchi di tabacco sfuso, invece, viene introdotto un limite massimo di 30 grammi. Viene poi deciso che almeno il 65% dei pacchetti di sigarette debba mostrare immagini shock sugli effetti del fumo.

Le regole sulle sigarette elettroniche e i riscaldatori di tabacco

La legge è meno precisa in materia di prodotti che non richiedono la combustione, come le sigarette elettroniche e i riscaldatori di tabacco. Non esiste infatti una normativa chiara, univoca e soprattutto esplicita sulle alternative alle sigarette.

La legge Sirchia del 2003 parla esplicitamente di prodotti da fumo, in cui sigarette elettroniche e riscaldatori non sono inclusi. Ne consegue, quindi, che svapare o usare il riscaldatore di tabacco dovrebbe essere consentito.

Molto spesso, però, ristoranti e luoghi al chiuso hanno politiche proprie sull’utilizzo di questi dispositivi. Per evitare fraintendimenti ti suggeriamo quindi di informarti presso i titolari e gestori dei locali in cui intendi usare il tuo Pulze, per chiedere se consentono l’utilizzo di riscaldatori di tabacco, assicurandoti comunque di goderti il tuo momento di relax lontano da bambini e donne in stato di gravidanza o allattamento.